MIO FIGLIO FA I CAPRICCI

di Anna Maria Solano 

I bambini, spesso, reagiscono ai “no" dell’adulto mettendo in scena rappresentazioni teatrali del loro malessere. Lo fanno in ogni luogo e in qualsiasi modo pur di attirare l’attenzione e sconvolgere chi li accudisce. In quei momenti i genitori rimangono senza parole, si domandano come possono fermare tanta rabbia; i sensi di colpa sovrastano il pensiero, così come salgono le urla e il desiderio di far concludere i “capricci” attraverso una "sana" sculacciata. E se tutto questo avviene al supermercato o mentre attraversano la strada? L’imbarazzo e il timore del giudizio prende il sopravvento e diventa impossibile pensare a cosa dire e cosa fare, si è vulnerabili e si agisce d’istinto.

Pur di non arrivare a tanto, i genitori trovano altre strategie, come ad esempio i premi. “Se riordini i giocattoli, ti do la tua caramella preferita”, “Se lavi i denti, domani ti porto al parco”; molto spesso le punizioni, “Se non mangi tutto, non giochi con il tablet”, "Se non fai il bagnetto ti do uno sculaccione”. 

Col passare del tempo però i genitori si accorgono che punizioni e premi sono la panacea del momento, ma il giorno dopo, l’ira e l’angoscia con cui si presenta la crisi del bambino è ancora più intensa. Il premio, che sembra essere la dolce medicina che allontana il capriccio, in realtà non aiuta il bambino. Al contrario, questo atteggiamento manipolativo da parte del genitore, educa a comportamenti simili, che lo spingono a mercanteggiare per ottenere ciò che desidera e per assicurarsi l’affetto dei genitori. Un atteggiamento secondo convenienza, ma in questo modo non potrà assumere la legge del genitore e difficilmente potrà essere un bambino responsabile e autonomo. Se il bambino non comprende la legge e non assume dentro sé le regole ferme e sicure, potrà divenire un bambino frustrato e insicuro, sviluppando una scarsa autostima; ai genitori potrà apparire come un vero "tiranno", mentre all'esterno, nei suoi comportamenti sociali, potrà sembrare l’esatto opposto, un bambino timido e ritirato. Diversamente, potrà divenire un bambino capace di tenere un comportamento adeguato alle richieste del momento e finalizzato alla conquista affettiva dei genitori ma, al tempo stesso, furbo e manipolativo. In ogni caso, questi bambini, avranno poca creatività, si sentiranno continuamente inadeguati e per questo continuamente insoddisfatti e infelici, sviluppando comportamenti "di copertura", e manipolativi. Ciò che arriva ai bambini non ha nulla a che vedere con l’educazione che lo porterà a pensare e ad agire per uno scopo profondo e sano. La sua risposta sarà l’effetto di una domanda ambigua e carica di ricatti. Perché, con questo stile educativo, non potrà maturare il suo pensiero e non riuscirà ad autoregolarsi e ad autodisciplinarsi, ma imparerà solo ad ubbidire senza capire la motivazione pedagogica del perché è sbagliato un comportamento e del perché è giusto fare ciò che il genitore insegna.


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Quello che vorrei far comprendere è che le punizioni, i premi, le sculacciate, soprattutto quando il bambino è in una fase molto delicata della formazione della personalità, non possono essere comprese e vengono fatte proprie come una forma di violenza, più o meno esplicita. Di conseguenza, l’integrazione della legge non può che essere superficiale e di convenienza, perché non proviene da un’esperienza profonda e sentita come propria, ma dall'adeguamento a norme esterne, per convenienza o per timore. Ne risulta rapporto ambiguo se non proprio ostile verso tutte le forme di legge che regolano la persona e l’ambiente che lo circonda.

È quindi importante comprendere che, quando siamo in presenza di un capriccio, in realtà c’è un significato profondo e il bambino lo manifesta come sa, con il corpo. Il genitore deve cogliere questo disagio osservandolo e cercando di coglierne il senso.

Il bambino ha bisogno di trovare nei genitori un buon sostegno e questo può avvenire quando essi, dopo aver offerto un vero ascolto, con fermezza e autorevolezza, pongono limiti per contenere e per armonizzare le manifestazioni emotive dei figli. Per i bambini, poter esprimere la propria volontà attraverso un comportamento equilibrato e armonioso è frutto di un lungo processo di crescita che si accompagna ad un sostegno sicuro, fermo, equilibrato e soprattutto empatico. Una crescita che avviene in entrambi, genitori e figli.

È importante, quindi, mantenere forte il ruolo normativo e di legge per poter rendere il bambino autonomo (autonomia ricercata dal bambino ma spesso trattenuta dalle ansie dei genitori), accompagnandolo ad agire e a scoprire da solo, all'interno di un contesto ben definito e regolato dal genitore. Questa educazione attiva da parte del genitore darà buoni frutti perché il bambino che si sentirà autonomo e libero di agire, non sarà continuamente alla ricerca dell’indipendenza, ma avendo la possibilità di andare e scoprire da solo, si sentirà capace e sicuro. Tutto ciò lo aiuterà nei momenti di frustrazione, quando metterà in atto il pensiero resiliente che lo aiuterà ad attenuare le manifestazioni violente che destabilizzano entrambi.

Per concludere, è fondamentale comprendere le esigenze dei bambini, il piacere che provano a sperimentare, a conoscere sé stessi e il mondo che li circonda. I genitori come "artigiani dell’umano", devono forgiare le emozioni dei figli e costruire un ambiente a misura di bambino, per poter trasmettere la giusta serenità quando questi si muovono per trasformare e trasformarsi, affinché possano crescere in equilibrio con sé stessi e nella società.